
Diventare allevatore di gatti non significa soltanto circondarsi ogni giorno di cuccioli adorabili: è un percorso che richiede passione, competenze e rispetto delle normative. In Italia, infatti, l’allevamento felino è regolamentato da precise disposizioni che tutelano sia il benessere degli animali sia la serietà dell’attività. Non basta possedere una coppia di gatti e farli riprodurre: per definirsi allevatori è necessario rispettare standard sanitari, burocratici e organizzativi, oltre a garantire agli animali condizioni di vita adeguate. In questo articolo vedremo quali sono le norme da conoscere, quali requisiti occorre soddisfare e quali informazioni pratiche possono essere davvero utili a chi sogna di trasformare l’amore per i gatti in una professione riconosciuta.
Diventare allevatore di gatti in Italia significa trasformare una passione in un’attività regolamentata e riconosciuta. Non si tratta soltanto di ospitare cuccioli in casa, ma di garantire loro benessere, condizioni igieniche adeguate e tracciabilità sanitaria. Per questo la legge prevede obblighi specifici che riguardano la struttura, le autorizzazioni e l’organizzazione dell’allevamento.
Un allevamento non può essere improvvisato. Gli ambienti destinati ai gatti devono essere sicuri, arieggiati e puliti, con spazi sufficienti per il movimento, zone dedicate al riposo e alla socializzazione, oltre ad aree isolate per le gatte in gravidanza o i cuccioli. La normativa nazionale e regionale stabilisce che gli animali abbiano a disposizione superfici minime e standard igienici costanti. In molte Regioni è richiesta la conformità della struttura alle linee guida veterinarie locali, con controlli periodici da parte delle autorità sanitarie.
Il cuore dell’allevamento felino è la salute degli animali. Ogni gatto deve essere identificato con microchip, registrato all’anagrafe felina e seguito da un medico veterinario. Le vaccinazioni obbligatorie e i controlli di routine sono indispensabili, così come i test genetici per le razze predisposte a determinate patologie. Per essere riconosciuti ufficialmente è fondamentale affiliarsi a un’associazione felina, come l’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) o altre federazioni internazionali, che rilasciano i pedigree ufficiali e stabiliscono regole etiche per l’allevamento.
Dal punto di vista legale, aprire un allevamento significa registrarsi come impresa agricola o attività commerciale in base alla dimensione dell’allevamento e al numero di cuccioli prodotti annualmente. È necessario richiedere una Partita IVA, rispettare le norme fiscali vigenti e tenere una contabilità trasparente. Anche i contratti di cessione dei cuccioli devono essere redatti in forma scritta, con clausole che tutelino sia l’allevatore sia l’acquirente.
In Italia la vendita dei gatti deve sempre avvenire con contratto e documentazione sanitaria. I cuccioli possono lasciare l’allevamento solo dopo il periodo di svezzamento, in genere non prima dei tre mesi, e devono essere accompagnati da libretto sanitario, microchip e pedigree. La trasparenza nella comunicazione con i futuri proprietari è un elemento chiave per la reputazione di un allevamento: informare sulle caratteristiche della razza, sulle esigenze e sulla gestione quotidiana è parte integrante della professionalità.
Molti allevatori scelgono di esportare i propri gatti in altri Paesi, soprattutto razze particolarmente rare o richieste. In questo caso entrano in gioco regole più complesse, legate a passaporto europeo per animali, vaccinazioni antirabbiche e certificazioni veterinarie riconosciute a livello internazionale. Inoltre, il viaggio deve essere organizzato rispettando le normative IATA per i trasporti aerei di animali vivi. Proprio per la complessità di queste procedure, è spesso consigliabile rivolgersi a un’agenzia specializzata, in grado di gestire documenti, logistica e assistenza durante lo spostamento. In questi casi, infatti, può diventare necessario spedire un gatto all'estero via aereo con tutte le garanzie di sicurezza e benessere.
Aprire un allevamento di gatti non significa soltanto avviare un’attività economica, ma assumersi la responsabilità di custodire e tramandare il patrimonio genetico delle razze. La combinazione di norme sanitarie rigorose, rispetto degli standard etici e gestione organizzata consente di trasformare l’amore per i felini in una professione seria e sostenibile, capace di coniugare passione e competenza.